Febbre: ecco gli alimenti che aiutano a stare meglio

Già da qualche mese febbre‚ virus intestinali e raffreddore ci accompagnano senza lasciarci andare. In queste condizioni‚ un’alimentazione attenta può rappresentare un valido supporto ad eventuali terapie.

È importante precisare che ogni soggetto va considerato come un caso unico‚ ma alcune regole possono essere generalizzate. Eccone alcune che possono indirizzarvi su scelte adatte per un migliore recupero:

- frutta e verdura: mangiate in abbondanza e più volte al giorno‚ soprattutto le verdure‚ meglio ancora se crude‚ grazie alla loro abbondanza di vitamine e antiossidanti‚ agevolano il lavoro del sistema immunitario e garantiscono un dispendio energetico non eccessivo per la loro digestione‚ in maniera tale da permettere all’organismo di convogliare le forze verso la guarigione.

- lipidi: consumati in maniera oculata‚ olio extra vergine di oliva e frutta secca‚ oltre a rendere il cibo più saporito e quindi a stimolare l’appetito‚ attivano vie molecolari che proteggono dallo stress ossidativo e dall’infiammazione.

- carboidrati e proteine: consumati in maniera bilanciata‚ evitano l’eventuale chetosi (non utile in corso di malattia) e garantiscono l’apporto energetico necessario a far lavorare le cellule in maniera efficiente verso la ripresa di un buono stato di salute.

- acqua: l’introito di liquidi è essenziale durante la febbre e non va in alcun modo ridotto‚ a costo di sforzarsi di bere anche in assenza di stimolo della sete. In questo modo‚ si evita la disidratazione e si garantisce la funzionalità cellulare. Oltre all’acqua‚ è possibile introdurre liquidi anche attraverso tè leggeri e tisane‚ minestre e centrifugati di frutta e verdura.

Quali sono‚ invece‚ i cibi da evitare durante la febbre?

Sicuramente sono da evitare i cibi zuccherati‚ gli alcolici‚ l’eccesso di caffeina‚ i cibi ricchi di grassi animali‚ i fritti e i soffritti e i cibi troppo piccanti o speziati. Tutti questi alimenti potrebbero‚ da una parte rallentare il processo di guarigione‚ dall’altra causare ulteriori disturbi‚ determinando il prolungamento della malattia ed eventualmente aumentando il consumo di farmaci.